Con il passare degli anni, partendo dal primo annuncio del Metaverso di Zuckerberg, nel 2021, l’attenzione nei confronti del Metaverso e dell’intero progetto è andata scemando, fino ad arrivare ad un netto crollo all’inizio di questo 2023. A tale crollo avranno sicuramente contribuito alcuni errori nella gestione di Meta, ma c’è anche da dire che – forse – non tutti avevano davvero compreso cosa fosse il Metaverso, e come lo intendesse lo stesso fondatore di Meta. Un chiarimento incredibile, che arriva attraverso la prima intervista nel Metaverso, rilasciata proprio dallo stesso Mark Zuckerberg in collegamento con Lex Fridman.

Il concetto di Metaverso, nella mente di Zuck e soci è sempre stato chiaro e piuttosto vivido: si tratta di un modo di rivoluzione il modo con il quale si accede a internet, sostituendo ai computer i visori, gli occhiali AR e oggetti simili.

Vediamo in che senso.

La prima intervista nel Metaverso: come dovrebbe essere

Il futuro dell’Internet, secondo Zuckerberg e i suoi colleghi, si prospetta come un ambiente in cui l’accesso non è limitato a computer e smartphone, ma è prevalentemente basato su visori e occhiali smart. In questa prospettiva, le videochiamate non dipendono più da una videocamera, ma muovono i primi passi di avvio partendo una scansione 3D della persona. Questa scansione crea un avatar virtuale realistico, che viene poi collocato all’interno di un contesto virtuale credibile.

Mark Zuckerberg e l’intervistatore Lex Fridman hanno mostrato al pubblico un esempio diretto di questa tecnologia, mettendo appunto in piedi la prima vera intervista nel Metaverso. Si tratta di un evento arrivato all’improvviso, senza alcuna anticipazione, catturando l’attenzione anche di coloro i quali erano maggiormente dubbiosi in merito a questa tecnologia. Gli avatar “classici” in stile cartoon di Meta, tanto criticati nel corso del tempo, sembrano ormai essere solo un ricordo lontano: il fotorealismo è chiaro, come dimostra appunto la stessa intervista.

Dopo aver portato a termine un lungo processo di scansione, che ancora oggi risulta essere davvero impedente, Zuckerberg e Fridman hanno avuto una conversazione in 3D attraverso i loro avatar fotorealistici. È interessante notare che, nonostante si trovassero a centinaia di miglia di distanza al momento dell’intervista, la tecnologia ha reso possibile un’esperienza molto realistica, come se entrambi si trovassero all’interno della stessa stanza.

Il futuro: cosa manca ancora?

Per questa tecnologia avveniristica, dunque, cosa manca ancora prima di arrivare ad un possibile lancio al pubblico?

Secondo quanto dichiarato da Mark Zuckerberg, questo genere di chiamate fotorealistiche è già possibile con uno dei modelli Meta Quest. Quello che davvero manca ancora, alle tecnologie di Meta, è un metodo che permetta di velocizzare il processo di scansione 3D della persona, cosa che – ad oggi – sarebbe ancora incredibilmente lenta e limitativa nel processo generale di chiamata.