Gli ultimi giorni, nel mondo del VR, sono stati scanditi da una notizia tanto interessante quanto particolare. Palmer Luckey (fondatore di Oculus VR) ha recentemente parlato del progetto Game Over, un visore di realtà aumentata in cui “muori se muori anche nel gioco“. Ovviamente si tratta di un progetto fittizio che non sarà mai realizzato, specifica Luckey, ma di un’idea piuttosto provocatoria che ha l’obiettivo di far parlare.
Ma come dovrebbe funzionare Game Over?
L’idea dietro a Game Over
Luckey ha dichiarato di aver ideato Game Over in seguito alla visione di un Anime (cartone giapponese), che riproponeva il senso dell’idea.
Sostanzialmente, Game Over dovrebbe essere un VR estremamente realistico, in cui una morte in-game comporterebbe lo stesso effetto anche nella vita reale. Una prospettiva macabra, certo, che avvicina ulteriormente il mondo reale a quello fittizio e senza confini del gaming AR. La morte in un videogioco (parte integrante del gameplay) potrebbe quindi influire sulla vita vera del giocatore.
Ciò che stupisce, tuttavia, è che sembra che Luckey abbia effettivamente creato questo visore. D’altronde non sarebbe la prima volta che l’imprenditore avrebbe a che fare con tecnologia pericolosa, visto che molti dei suoi droni e sensori sono richiesti anche in ambito bellico, tattico e strategico. Il progetto non verrà mai pubblicato in commercio, conferma lo sviluppatore, anche se la semplice idea dietro a questa situazione fa effettivamente un po’ paura.
Può sembrare una novità, eppure delle console o dei progetti di gaming che provocano dolore agli utenti sono già stati rilasciati in passato.
Ricordiamo ad esempio la PainStation, che provocava dolore ai giocatori che perdevano una partita a pong, oppure il “Tekken Torture Tournament“, che conferiva una piccola scarica elettrica agli utenti che perdevano i vari match e scontri.
Chiaramente, il progetto Game Over è molto più “pericoloso” di qualche semplice scossa elettrica, ma per fortuna si tratta di un progetto che non raggiungerà mai gli scaffali degli store.
Ispirazione e provocazione
Ma da cosa ha preso ispirazione Palmer Luckey?
L’idea del VR Game Over proviene direttamente dall’anime Giapponese “Sword Art Online“, in cui i giocatori di un noto videogame rimangono intrappolati nella realtà virtuale di quest’ultimo, non potendolo abbandonare fino al completamento della quest. Pena la morte reale, qualora si uscisse dal gioco prima del dovuto. “SAO” è quindi la primaria fonte di ispirazione, e per fortuna si limita solo a quello.
La provocazione è dunque un messaggio piuttosto implicito, ma abbastanza chiaro: Luckey dimostra a tutti di saperci fare, e di conoscere perfettamente quelli che sono i rischi di uno strumento tanto potente com’è il VR. Rischi che, in questo modo, rende noti a tutti, anche ai produttori più pericolosi e meno capaci.